Dopo l’anteprima di un mese fa a Francavilla è iniziato il percorso nelle sale cinematografiche per Storia di Ray (o l’asino che vola), film-documentario di Giuseppe Di Renzo che racconta le vicende dell’artista Ray Sugar Sandro. Ora è arrivato il momento della proiezione “in casa”, nella terra del protagonista di questa storia cinematografica scritta da Di Renzo con Silvio Laccetti.
Storia di Ray sarà infatti in programmazione per una settimana al CiakCity Cinema di Lanciano, città dell’eclettico artista protagonista del film. Ci sarà una proezione al giorno, da giovedì 11 novembre a sabato 13 novembre lo spettacolo è quello delle 20.40. Domenica 14, martedì 16 e mercoledì 17 spettacolo unico alle 18.40.
Dall’uscita ufficiale, Storia di Ray, si sta facendo notare con buoni riscontri da parte degli spettatori e della critica. Sulla prestigiosa rivista online Quinlan – Rivista di critica cinematografica, dopo aver ottenuto un punteggio di 8/10, il film viene definito da Raffaele Meale come “[…] uno degli esordi più interessanti, sorprendenti e curiosi che il cinema italiano abbia prodotto nel corso degli ultimi anni […] rappresenta l’immagine più nitida, caparbia e libera di quel sottobosco spesso considerato informe che risponde solitamente la nome di indipendenza. Il merito va ovviamente in primis a Giuseppe Di Renzo, che ha seguito per quattro anni Ray Sugar Sandro, eroe popolare in terra abruzzese. Un pedinamento che però viene progressivamente smentito, uscendo dai binari del corretto racconto biografico per perdersi in lande desolate e sempre più spesso disabitate come il grottesco, il surreale, l’allegorico”.
Sulla Rivista del cinematografo il film ottiene un punteggio di 3.5/5 e si legge: “[…] quello di Giuseppe Di Renzo non è solo un documentario di osservazione che testimonia vita e opere del personaggio, ma anche un racconto sorprendente che trova la sua dimensione ideale, perfino più attinente con lo spirito del protagonista, quando mette la realtà al servizio della finzione, la verità riletta secondo il filtro dell’immaginazione, elevando il dato cronachistico a ripensamento onirico”.