Quali sono le problematiche del sottosuolo del centro di Lanciano e quali le possibilità soluzioni. Questi gli obiettivi dello studio commissionato dall’Amministrazione di Lanciano al prof. Nicola Sciarra, dell’Università di Chieti-Pescara, a seguito dei fenomeni di “crisi idrogeologica profonda” che hanno interessato il centro nell’agosto 2018 causando pericolose voragini nella parte finale di corso Trento e Trieste ed in via Corsea.
“I problemi analizzati – ha spiegato il prof Sciarra nella sua relazione – sono connessi alla insufficiente capacità di intercettazione e regimazione delle acque di precipitazione meteorica ed alla presenza di fenomeni di sfondamento nella zona bassa di corso Trento e Trieste”. La complessità della regimazione delle acque nel sottosuolo del centro storico ha fondamentalmente la stessa origine e cioè la realizzazione nel 1800 e agli inizi del 1900 di due colmate che hanno sbarrato il flusso naturale di due impluvi raccoglitori di acque meteoriche di cui uno molto importante relativo alla Valle del Fosso Pietroso. Proprio qui su sono state realizzate piazza D’Amico e la parte urbanizzata di piazza del Malvò e di piazza Garibaldi. “Sbarrando i corsi naturali delle acque, le aree rinterrate sono costrette a non avere un naturale equilibrio idrogeologico” ha detto Sciarra.
Nel sottosuolo di Lanciano, in sintesi, ci sono due grandi corsi d’acqua, nell’antico Fosso Malvò e nel Fosso Pietroso. Entrambi i corsi, però, ad un certo punto del loro fluire, trovano davanti un sbarramento, rispettivamente dato dal mercato coperto in piazza Garibaldi e dalla stessa cattedrale della Madonna del Ponte che, in sostanza, bloccano i rivoli nel sottosuolo.
Così dalle nuove indagini nei 300 metri di territorio interessati dai fenomeni dallo scorso agosto 2018, sono venute fuori nuove interessanti scoperte. La presenza di terreno da riporto costituto prevalentemente da materiale terrigeno inglobante in modo del tutto caotico. Sabbia limosa gialla-rossastra con diffusi inclusi ghiaiosi di piccoli dimensioni. E limo [mar_dx] argilloso grigio, con livelli di sabbia cinerea, caratterizzati localmente da diffusa umidità.
Ma che succede nel sottosuolo di Lanciano? Grazie ai clinometri da parte, ai fessurimetri, agli estensimetri multiforo e gli inclinometri orizzontali, è stato possibile scoprire come, nella parte bassa di corso Trento e Trieste, esattamente quella interessata dalla voragine nel 2018, dall’agosto 2019, il terreno si è abbassato di circa 6,5 mm.
Cosa fare quindi? Il sistema drenante al di sotto di piazza D’Amico è attualmente insufficiente creando condizioni di sovrasaturazione dei terreni di riporto in concomitanza di eccezionali fenomeni piovosi. Ciò – ha spiegato ancora il prof Sciarra – favorisce l’insorgere di moti di filtrazione interni che creano condizioni di trasporto materiali fini, creando ulteriori vuoti all’interno dei terreni di riporto. Nella via Corsea, invece – ha affermato – il reticolo fognario è danneggiato e insufficiente a contenere afflussi straordinari di acque meteoriche”.
Le ipotesi progettuali, al momento, sono diverse e sarà quindi premura dell’Amministrazione scegliere la migliore. Si parla di potenziamento del sistema di monitoraggio e ripristino dei sistemi early warning già presenti sul territorio comunale; consolidamento del costruito con elementi rigidi di sottofondazione; consolidamento del terreno di riporto nell’area compresa tra la parte bassa di corso Trento e Trieste e piazza Plebiscito; nuovo collettore fognario a partire da via Corsea che raccolga le acque reflue e nere fino al di sotto del Mercato coperto; sistema di drenaggio delle acque di filtrazione, a partire da piazza D’Amico, con collettore centrale e pozzi drenanti.
Quel che è certo è che non si potrà rimandare ancora in eterno perché i problemi del sottosuolo restano lì, pronti a venir fuori di nuovo.