“Mi manca il palco, il rapporto con il pubblico e l’adrenalina che si respira dietro le quinte, spero si possa tornare a rivivere tutto questo, finalmente insieme”. Leila Vinciguerra, 24 anni, giovane flautista lancianese, ad un anno dalla chiusura dei teatri, ci ha raccontato com’è stare lontano dai palchi, ma di certo non dalla musica.
“Un anno fa, quando è iniziato il lockdown, tutti i musicisti hanno addirittura visto quello stop quasi come un’occasione per fermarsi un attimo e riprendere in mano tutto quello che, a causa del tran tran quotidiano, era stato messo da parte. – ci racconta Leila – Poi, quando si è capita l’effettiva gravità della situazione, tutto è cambiato e dalla leggerezza dei balconi e dei concerti improvvisati in streaming, si è passati a preoccupazione e sconforto”.
Leila però, per quanto possibile, non si è mai fermata. Abituata alla continua formazione ed allo studio del conservatorio prima e dell’università poi, seppur con difficoltà, ha continuato ad insegnare con tutte le carenze tecniche e logistiche che la Dad può comportare nello studio e nella pratica della musica. Ma avrebbe mai potuto fermarsi? No di certo. Con le orchestre e gli ensemble di cui fa parte ha continuato ad esibirsi nel rispetto delle norme anticovid, in streaming, di fronte a platee vuote, oppure la scorsa estate, quando un barlume di serenità aveva concesso a tutti una piccola finestra di normalità sulla vita con uno strumento, il flauto, ritenuto quasi il più killer di tutti, da cui stare alla larga, in un tempo in cui, l’unica salvezza sembrano essere mascherine tirate sul naso e distanziamento sociale.
“Il teatro sembrerebbe essere il bersaglio facile di questa situazione, ma è tutto troppo complicato per poter puntare il dito per condannare ed elencare errori. – dice Leila a Zonalocale – I concerti in streaming non sono facili, per questo credo ci sia da applaudire chi ha la voglia ed il coraggio di organizzarli ma non nascondiamoci dietro un dito. La voglia e la speranza di tutti è di poter tornare al palco, quello vero, con un pubblico vero, venuto in sala, solo per ascoltare la nostra [mar_dx] musica dal vivo”.
Ed è proprio la sua grande passione per la musica che l’ha da sempre portata a suonare ed esibirsi relazionandosi con i colleghi alla pari, senza stare a guardare distinzione di età o di genere. “Nell’ambiente musicale non si può affatto parlare di discriminazione nei confronti delle donne. – ci racconta Leila – Anzi, forse c’è quasi al contrario perché una bella ragazza, spesso, a parità di talento, è preferita ad un uomo per la sua presenza scenica. Ma comunque il nostro è un ambiente in cui si guarda molto alla qualità ed al risultato finale, il genere passa in secondo piano”.
E la bellezza di Leila, complice forse la sua giovane età, sta proprio nella sensibilità tipica di chi è abituata a lavorare con un certo tipo di musica, nelle orecchie, in testa e nel cuore, che la fa andare oltre le differenze di genere senza fargliele percepire affatto. “Io non sono una donna arrabbiata con il mondo e non sono di quelle che puntano il dito. – spiega – Per me siamo uguali a prescindere, perché parlarne? Il solo parlare di diritti per me equivale a rimarcare che ne abbiamo di meno, e non può essere così”. Sarà forse questo il segreto per una vera e ampia parità di genere?