È stato un 6 ottobre senza i canti dei bambini, senza il vociare degli studenti, se non quelli affacciati alle finestre del vicino istituto De Titta, ma che non ha voluto “arrendersi” al covid ma tenere ancora viva la sua memoria, nel 77esimo anniversario della rivolta dei martiri lancianesi.
È stato un 6 ottobre fatto di ricordi, musica, parole e letteratura. Con i nomi di tutti i giovani lancianesi morti in quei terribili fatti del 5 e 6 ottobre 1943, con le emozionanti note delle Terre del Sud e la lettura del capitolo di “Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio” di Remo Rapino, vincitore del Premio Campiello, dedicato proprio alla rivolta dei martiri ottobrini.
Una cerimonia semplice sentita, nella parole del Prefetto di Chieti, Armando Forgione, nella sua prima volta alle celebrazioni del 6 ottobre a Lanciano. “Queste occasioni non vanno perse, anche durante una pandemia, perché ciò che oggi manca è proprio il senso della memoria. – ha detto Forgione – Ci lamentiamo sempre perché i giovani non rispettano le regole, ma perché accade questo? Perché manca la memoria. Oggi si vive il presente, si immagina il futuro, ma si dimentica troppo facilmente il passato. E oggi sono qui a parlare non da Prefetto, ma da comune uomo e cittadino che ha voglia di dire ciò che pensa e di ringraziare perché qui, oggi, la memoria è la protagonista”.
Emozione anche nell’intervento di Mario Pupillo, nel suo ultimo 6 ottobre da sindaco di Lanciano. “Crediamo fortemente nei valori di libertà e democrazia – ha sottolineato – E con la riqualificazione di questo monumento e con quello al Samudaripen, noi la memoria l’abbiamo esercitata e continueremo a farlo sempre per non dare adito ai pericolosi venite sovranisti che soffiano sulla nostra Europa”.
Ma il momento più toccante è stato senza dubbio quello in cui, attraverso le parole del cocciamatte Bonfiglio Liborio, [mar_dx] Gabriele Tinari e lo stesso Remo Rapino, hanno letto il capitolo del Premio Campiello 2020, dedicato proprio alla rivolta dei martiri lancianesi, portando tutti i presenti, in quei 10 minuti, nel 6 ottobre del 1943, tra bombe, spari, giovani, paura e coraggio.
Per una memoria che non sia fine a se stessa, ma che sia forza e motore affinché i nostri giovani possano guardare al futuro con coscienza e speranza.