Sessanta giorni di ricovero nella Rianimazione di Pescara, molti dei quali trascorsi in coma farmacologico. Poi il risveglio e l’inizio del percorso riabilitativo che lo sta riportando verso la piena serenità. Nicola Angelucci è un medico anestesista dell’ospedale di Ortona, a marzo è stato contagiato dal Coronavirus e oggi, con voce calma e un pensiero lucido su ciò che è stato, racconta i lunghi giorni della malattia e quelli della ripresa in cui sta superando, con grande forza di volontà, le conseguenze della lunga degenza e dell’intubazione. “Mi hanno raccontato che c’è stata una fase in cui per me c’erano poche speranze. Alla mia famiglia avevano già detto che da un momento all’altro avrebbero potuto ricevere la telefonata che non ce l’avevo fatta. Ma quella telefonata non è arrivata perché la reazione del mio organismo ha dato seguito alla bravura dei medici della Rianimazione di Pescara”. Il superamento della crisi, il risveglio, la guarigione dal virus hanno segnato un nuovo inizio nel percorso del dottor Angelucci. “La prima volta in cui ho provato ad alzarmi dal letto è stata drammatica. Hai il pensiero di alzarti normalmente ma la muscolatura non reagisce”. Dal 21 maggio ha iniziato il percorso di riabilitazione, nella centro di cura Villa Giulia a Lanciano. “Da quel giorno c’è stato un miglioramento progressivo enorme. Ho trovato persone che mi hanno accolto con umanità, c’è grande disponibilità nei miei confronti, mi fanno sorridere e mi fanno affrontare questa fase della mia vita in maniera positiva”.
Dopo trent’anni di lavoro come anestesista Angelucci si è trovato dall’altra parte. “Devo dire che non è stato traumatizzante perché ho impostato da sempre la mia vita e la mia attività con il principio di non trattare i pazienti come numeri ma come persone. Questo l’ho riscontrato anche ora nei miei confronti”. Per lui che non ha mai fumato e ha sempre curato l’attività fisica è una situazione nuova trovarsi “con la mancanza di una parte del respiro che non mi fa essere performante”. Il percorso riabilitativo lo sta però riportando ad una situazione di benessere e di ripresa della piena funzionalità. “Quando sono arrivato qui dovevo muovermi con il girello”, racconta in una lunga chiacchierata. Vederlo oggi, muoversi sciolto tra le stanze dove svolge i diversi esercizi, è davvero un bel segnale di speranza. “Il fisioterapista ha iniziato sin da subito anche con un massaggio per la trachea. Sono stato intubato 60 giorni, la ferita, introflettendosi, avrebbe dato problemi alla trachea, ora invece va molto bene”. E poi “gli esercizi per la respirazione, per l’espirazione e l’inspirazione. Ricordo che, appena arrivato, dopo 5 minuti mi sono dovuto fermare, poi sono progressivamente migliorato”.
[ads_dx]Adesso Nicola Angelucci vive con più serenità. “Ho già ringraziato tutto il personale dell’ospedale di Pescara. Ho promesso che, appena le condizioni lo permetteranno, faremo una rimpatriata. Nei giorni in cui ero ricoverato al Santo Spirito li vedevo bardati con i dispositivi di protezione e mi sembravano gli uomini sulla luna. Loro mi hanno detto che sono stato bravo ad essere determinato e a reagire. E poi ringrazio i miei colleghi che mi hanno indirizzato verso questa struttura che non conoscevo e dove sto proseguendo per il meglio”.
Il percorso di ripresa è sicuramente fisico ma anche psicologico. “Quando mi sono risvegliato non facevo altro che sentire notizie per il Covid. È stato triste sentire dei tanti colleghi medici che hanno perso la vita. Qui ho trovato un ambiente sereno, faccio 63 chilometri tre volte a settimana [Angelucci è di Nocciano, nda] per venire ma sono fatti con piacere perché trovo beneficio. Arrivi in un posto dove vedi qualcosa di familiare, un ambiente che aiuta il percorso”.
Nel cammino verso il pieno recupero il dottor Angelucci ha il desiderio di “poter tornare a lavorare. Mi mancherebbero due anni per la pensione ma, già prima di questa esperienza che ho vissuto, stavo valutando di poter restare ancora in ospedale. E mi piacerebbe proseguire nella mia attività. Lo valuteremo con serenità”.