Non era tornata a casa quel week end perché mancavano solo due giorni di lezioni e poi ci sarebbero state le festività pasquali, allora aveva deciso di restare a L’Aquila con le amiche e compagne di studio. Francesca Caporale, 31 anni, oggi assessore a Mobilità e Commercio del Comune di Lanciano, 10 anni fa era solo Francesca, una studentessa di ingegneria all’università dell’Aquila.
“Abitavamo in una casa nel centro storico, a pochi passi da piazza Duomo e, nonostante tutte quelle scosse, ci sentivamo sicure, tanto che ormai l’avevamo presa quasi a ridere. – racconta – Tanto che quella notte, alla scossa dell’una, non volevamo neanche alzarci dal letto”.
Francesca e le sue coinquiline, Sara e Francesca, avevano sì le scarpe pronte ed un maglione ai piedi del letto, ma dormivano in pigiama ed è esattamente così che sono uscite in strada quella notte.
“Il mio letto era accanto al muro che separava la mia camera dal bagno – ci dice – e con la scossa delle 3.32, quel muro è venuto giù, in parte proprio sul mio letto”. Fortunamente il crollo non è stato così devastante tanto che le ragazze, scalze ed in pigiama, sono immediatamente uscite dal loro appartamento al secondo piano e scese giù per le scale del palazzo. “Il portone però non si apriva perché il palazzo accanto al nostro era collassato ed il nostro si era inclinato bloccando di fatto il portone. – ricorda Francesca – Allora siamo scese in cantina, abbiamo rotto il vetro di una finestrella e da lì, piano piano siamo riuscite ad uscire fuori”. Per raggiungere piazza Duomo si sono quindi fatte strada, tra macerie e calcinacci, in alcuni vicoletti, stando ben attente a ripararsi la testa, date le continue scosse successive ed il conseguente pericolo crolli.
“Per la fretta di uscire, oltre a non aver preso né scarpe o vestiti, – dice ancora Francesca a Zonalocale – avevamo lasciato in casa anche i cellulari. Poi fortunatamente in piazza Duomo ho incontrato un mio compagno del liceo e dal suo telefono ho chiamato a casa. A Lanciano, i miei dormivano ancora – prosegue – ho parlato con mio padre e gli ho detto “papà, è crollata tutta L’Aquila, vienimi a prendere” e lui è immediatamente partito”.
Ed è proprio in piazza Duomo che, poco più che ventenni, si sono trovate di fronte ad uno scenario apocalittico. [mar_dx] “Quello che ricordo maggiormente era un fortissimo odore di polvere, mischiato ad un altro fastidioso odore, quello di gas. – ci riferisce Francesca – In piazza c’era tantissima gente; chi correva, chi piangeva, chi era in pigiama. Tutti, però, eravamo spaventati ed increduli”.
Francesca definisce la notte del 6 aprile come il suo “momento prima e dopo”. “Quello è stato lo spartiacque della mia vita. – dice – Sembrerà stupido ma da lì ho preso consapevolezza di poter morire anch’io e che tutto il resto è davvero effimero”. A ripensarci si stupisce di quanto sia stata lucida allora, mentre oggi appena sente qualcosa che trema, si paralizza o fugge via, come quella volta in consiglio comunale, con una delle scosse di terremoto in centro Italia.
“Sono tornata a L’Aquila a riprendere le mie cose e quelle delle mie coinquiline la mattina di Pasqua, insieme a mio padre. – conclude Francesca – Quando ripenso a quella notte, ho come dei flash e a volte mi chiedo se i miei ricordi sono reali o se è solo una sorta di racconto formulato dalla mia testa, 10 anni dopo”.