“La mia ispirazione viene da padre Bernardo e, anche se oggi non c’è più, le sue parole sul ‘fare qualcosa di grande’ sono sempre con me”. A dirlo è Melania Zizi, 28 anni ancora da compiere, atessana doc, ideatrice insieme ad alcuni amici del format Le Officine Culturali.
“L’idea di questo evento [che si tiene ad Atessa nel convento di San Pasquale ad agosto ormai da 7 anni, ndr] è nata da una esigenza di ‘bellezza’. – dice Melania – C’è chi se ne andava a Londra alla ricerca di quello che non trovava qui? Beh, noi abbiamo fatto il processo inverso cercando di portare nel nostro territorio quello che non c’era”.
Un evento, che è un vero e proprio laboratorio culturale a 360 gradi, nato quasi per gioco, tra amici e senza troppe pretese che, invece, negli anni, è diventato punto di riferimento della cultura di Atessa, anche grazie al passaggio di grandi nomi.
“Probabilmente sono stata fortunata e vivo in un’isola felice ma io, negli ambienti culturali che ho frequentato grazie alle Officine, non mi sono mai sentita discriminata perché donna. – racconta Melania – Anzi, credo che essere donna consenta di avere quella marcia in più necessaria per tessere rapporti e guardare al mondo con la curiosità e propensione al nuovo che, spesso, solo le donne sanno avere”. Ma quella delle Officine Culturali non è una storia di genere, ma di grandi amicizie e di rapporti sinceri che sono riusciti, ad esempio, a portare nel convento di San Pasquale un mostro sacro della musica come il pianista Alexander Romanvsky per uno speciale concerto sotto le stelle di Atessa.
“Non c’è un giorno in cui io non pensi alle Officine – continua nel racconto Melania – e se era partito tutto come un [mar_dx] hobby, oggi vorrei che questo diventasse il mio lavoro. La bellezza, la musica, la cultura sono per me un’urgenza a tal punto da non poterne fare a meno”.
E nel parlare del ‘suo’ evento, ci mostra tutta la passione che spesso solo le donne sanno avere, in un turbinio di idee e spunti con un occhio sempre vigile sul mondo.
“Questa esperienza mi è servita per capire cosa volessi essere nella vita e, ora che lo so, mi sento più appagata. – conclude – Alle donne come me dico che seguire le proprie passioni a volte è l’unica salvezza, perdersi per poi ritrovarsi, più forti e felici di prima”.