“Ho sempre pensato di essere una donna forte e coraggiosa fino a quando non ho incontrato la paura”. A dircelo è Valeria (nome di fantasia, ndr), che proprio ieri ha finito il suo isolamento in sorveglianza attiva dalla Asl per essere stata a stretto contatto con un ragazzo risultato positivo al covid-19.
“Mi sono scontrata con la paura una domenica in chiesa e per 14 giorni è stata al mio fianco. La paura ti spaventa, ti annienta, ti fa impazzire, ti fa perdere il controllo. Non vivi più, il cuore batte in fretta e dentro di te vedi solo il buio più profondo. – racconta Valeria senza nascondere la sua ansia – Sei sempre in attesa di qualcosa e il pensiero negativo, purtroppo, non ti abbandona mai. Lo sconforto e lo stress psicologico non ti aiutano a rialzarti perché tutto ti fa paura, anche la misurazione della temperatura del corpo in attesa che la Asl ti chiami per i dovuti controlli, tutti i giorni mattina e sera per 14 giorni fino a quando non ti confermano che sei fuori pericolo”.
Valeria era stata a contatto, inconsapevolmente, con quello che sembrerebbe essere il paziente 1 di Lanciano, il 32enne di contrada Sant’Egidio che aveva partecipato ad una messa, proprio il giorno prima di essere ricoverato a Chieti, in isolamento. Funzione religiosa a cui aveva partecipato anche Valeria. 14 giorni costretta a stare in casa, sola, senza entrare in contatto con nessuno. Accompagnata dal ritmo delle telefonate della Asl per monitorare il suo stato di salute, per fortuna, in questo caso, rimasto buono per tutto il tempo.
14 giorni di ansia, paura ed angoscia in cui però la speranza non è mai mancata. La speranza per se stessa e per gli altri di tornare ad una vita normale, di stare bene e di iniziare a vedere la luce in fondo a questo tunnel in cui siamo finiti un po’ tutti, in questo difficile periodo. Una speranza data dalla fede, dalla vicinanza, seppur virtuale, di amici e parenti che, anche solo una telefonata o un messaggio, non l’hanno mai lasciata sola. E poi i suoi bambini. Gli alunni della scuola che le hanno costantemente inviato disegni, arcobaleni e messaggi di incoraggiamento, sono stati il motore che le hanno permesso di andare avanti e chiudere questo isolamento con [mar_dx] positività, fortunatamente non al virus.
“La preghiera è stata la mia fonte di energia e la vicinanza reale di tante persone nel tempo virtuale (amici, datore di lavoro, colleghi, genitori, vicini di casa e conoscenti) hanno permesso che quel buio più profondo si aprisse per far posto ad un raggio di luce. – dice Valeria, raggiunta telefonicamente da Zonalocale – In questo momento non potevano mancare i bambini con i loro sorrisi sempre pronti a scaldare un pezzo del mio cuore attraverso i loro disegni, i msg vocali e le più belle parole della vita “andrà tutto bene”, lo slogan contro il coronavirus diventato simbolo dell’Italia, è stato utilizzato per darmi coraggio e per cercare la speranza a loro stessi e a tutta l’umanità”.