È stato un tormentato Vincent Van Gogh Alessandro Preziosi, ieri, sul palco del teatro Fenaroli, con lo spettacolo “Vincent Van Gogh – l’assordante rumore del bianco”, inserito nella stagione teatrale frentana di prosa 2019/2020.
Un thriller psicologico introspettivo, che lascia lo spettatore senza fiato tra dolci ricordi del passato e la nuda crudeltà di una stanza bianca, spoglia e triste, quella del manicomio di Saint Paul, dove il pittore olandese fu rinchiuso a causa dei suoi presunti disturbi psichici. Uno spettacolo coinvolgente e a tratti angosciante che mette lo spettatore dalla parte di Van Gogh portandolo a chiedersi chi sia davvero il matto: il paziente o il dottore?
Prosegue quindi la stagione teatrale del Fenaroli, realizzata in collaborazione con i Teatri Riuniti d’Abruzzo, con una serie di spettacoli e attori di livello che fanno registrare il sold out per ogni appuntamento in un crescendo di storie, racconti, ambientazioni e scenografie e rendono finalmente giustizia al nostro glorioso teatro.
Questa volta però, come potete notare, nessun servizio video sullo spettacolo che ha visto protagonista Preziosi che, di nome e di fatto, non ha gradito di sentirsi ripreso e fotografato in sala dagli smartphone che, forse non saranno il massimo della professionalità, ma oggi sono lo strumento multimediale più usato da giornalisti e non. Un epilogo che ha deluso i tanti – e le tante – accorsi a teatro per vederlo e sperare in una foto ricordo o un selfie con l’attore partenopeo che, sceso giù nel foyer solo per pochi minuti, non ha voluto concedersi al pubblico che lo attendeva, ma ha colto l’occasione per una sonora reprimenda nei confronti dell’utilizzo, a suo dire, smodato dei telefoni cellulari in sala.
Certo non deve essere piacevole per un attore su un palcoscenico di un teatro, che forse a torto reputa anche [mar_dx] minore, vedersi fotografo o ripreso dagli smartphone. Ma a volte, gli attori dovrebbero ricordare che su quei palcoscenici possono salirci solo grazie a quello stesso pubblico che reclama un selfie a fine spettacolo e se riescono ad arrivare alle 300 repliche, è sì per la loro indiscussa bravura, ma anche per chi, con un semplice smartphone, cerca di fare il suo lavoro e raccontare una bella serata di teatro, sperando di invogliare i più pigri a preferire le poltroncine rosse al più comodo divano di casa.