Una storia di nomi impressi su una grande lavagna nera a fare da sfondo al palco vuoto del teatro Fenaroli. Così il regista Antonio Tucci, con la bravissima attrice Alberta Cipriani, ha voluto portare in scena “Segre. Come un fiume”, la tragica storia di Liliana Segre, sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz.
Una storia fatta di nonni amorevoli, di umanità mista ad indifferenza, paura e rinascita. Quell’indifferenza che ha portato tanti, come la maestra Cesarina ed i compagni di classe della piccola Liliana, a rendersi anch’essi fautori del male pur senza premere alcun grilletto, ma solo per aver voltato lo sguardo altrove ed essersi adeguati alla anormalità.
Un continuo andare avanti e tornare indietro tra dolci ricordi da bambina e atroci sofferenze nel lager, a soli 13 anni. Un ricordo impresso nella pelle, su un braccio. Un ricordo che fa male, fino all’incontro con l’adorato Alfredo con cui condividere le gioie del ritorno all’amore e alla vita.
Un teatro emozionante, che fa rivivere la vita di Liliana Segre mano nella mano con lei, ma soprattutto un teatro utile a servizio di una memoria che diventi, giorno dopo giorno, sempre più condivisa e consapevole. Perché, di contro, dall’indifferenza e dal silenzio è impossibile difendersi.