Tiene banco in questi giorni, ancora una volta, il futuro dell’ex tracciato della Sangritana, che attraversa Lanciano nella direttiva che va da Castel Frentano a San Vito Chietino, la divide, ed al momento rappresenta una frattura all’interno della città, è in stato di semi-abbandono e non utilizzato.
“L’obiettivo del convegno della scorsa settimana – precisa l’organizzatore Antonello Di Campli Finore – era quello di cominciare a ragionare sul nuovo assetto urbanistico della città, sul nuovo tessuto urbanistico, in particolar modo affrontando il futuro del tracciato ferroviario. Diverse sono le possibilità. – spiega – Smantellarlo per restituire spazi alla città ed effettuare modifiche sostanziali a strade e quartieri; riutilizzarlo come treno, così come è nato, per collegare i paesi ed i quartieri limitrofi, con lavori minimi indispensabili per tornare a far camminare i treni; oppure trasformare la linea in tram/metropolitana di superficie, facendo lavori necessari e cambiando il materiale rotabile”.
Tutte soluzioni che hanno un costo. L’Associazione Lavenum ha proposto di ricoprire il tracciato, anche in modo da poterlo utilizzare magari in futuro, e realizzarci subito una ciclovia e restituire gli spazi alla città [LEGGI QUI]. “Anche questa proposta non è proprio così immediata come si vuole far credere, – sottolinea Di Campli Finore – e neanche poco costosa. La somma a disposizione, i 3 milioni, sono pochi e soprattutto non utilizzabili per questo genere di lavori, perché sono stati assegnati per lavori ferroviari e non di altro genere. In ogni caso i lavori che si dovrebbero realizzare sono molto simili a quelli per preparare il tracciato per un tram, ossia ricoprire i binari esistenti ed eliminare tutte le infrastrutture non necessarie”.
Ma per il responsabile di Ali (Alleanza Liberaldemocratica per l’Italia) – Lanciano, bisogna interrogarsi su cosa fare del tracciato ferroviario una volta deciso il futuro urbanistico della città. I problemi della viabilità e dei trasporti di Lanciano sono dovuti: alla scarsa capacità ricettiva in ingresso della città, alla scarsa presenza di parcheggi, alla presenza diffusa di auto parcheggiate lungo le strade, alla concentrazione di scuole/uffici in zone ormai sature, al sistema poco efficiente del TPL, all’ingresso in centro città di molti bus e mezzi pesanti. A questo si aggiunge l’assenza di hub di scambio o di carico/scarico.
“Pertanto prima di pensare dove realizzare piste ciclabili, bisognerebbe dotare il comune di Lanciano e del comprensorio di un valido sistema di TPL, – prosegue – con la realizzazione di parcheggi, la [mar_dx] realizzazione di hub di scambio all’ingresso della città. Insomma bisogna ridisegnare la città, anche attraverso un Piano Urbano della Mobilità ed un Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, concertato con i Comuni limitrofi, introducendo l’Area Metropolitana. In questo senso sarà possibile anche disegnare piste e percorsi ciclabili, a basso impatto ambientale e basso costo. Al momento anche l’esperimento della pista ciclabile realizzata in via del Mare ha avuto un grande impatto ambientale ed alti costi, ma soprattutto è fine a se stessa non integrata in un sistema di trasporto combinato. Lanciano ha bisogno di migliorare l’ingresso in città, – dice ancora Di Campli Finore – in modo da aumentare le presenze giornaliere e limitare disagi ed inquinamento. Questi obiettivi si raggiungono solo con un TPL efficiente e soprattutto con mezzi su strada ferrata”.