Nel 1943 aveva 19 anni e, senza paure né ripensamenti, anche lui ha imbracciato le armi ed ha cercato di combattere i tedeschi, insieme agli amici di sempre. E’ Giovanni Tritapepe, arzillo lancianese 94enne che, 75 anni dopo, ricorda ancora con dovizia di particolari i giorni della rivolta lancianese e stamattina, durante le celebrazioni [LEGGI QUI], ha raccontato al pubblico la sua storia.
“Io ho combattuto non perché ero iscritto a qualche associazione o movimento – dice – ma perché me lo sentivo dentro, perché avevo sofferto e volevo fare qualcosa”. E così Tritapepe ha raccontato delle battaglie, di armi, fucili e bombe presi per difendersi e attaccare, da dietro le mura delle Torri Montanare, con l’amico Vincenzo Bianco che gli diceva “non mi lasciare qua da solo, non fare il vigliacco”.
“Dopo della sparatoria alle Torri Montanare, ho deciso di tornare a casa, vicino San Nicola – racconta – e dalla finestra della mia camera, ho visto i tedeschi rincorrere i miei compagni Bianco e Calabrò, farli inginocchiare e scaricare un’infinita serie di colpi di mitraglia proprio sulle loro teste, li ho visti morire davanti i miei occhi”.
Scene che dopo 75 anni ricorda ancora come se non fosse trascorso neanche un giorno, con lo stesso sgomento e la stessa commozione. Ma anche con lo stesso orgoglio per aver partecipato a quei giorni di rivolta che hanno regalato alla città di Lanciano la Medaglia d’Oro al Valor Militare. E quella medaglia è senz’altro anche sua.