Non è stata una semplice presentazione di un libro, ma una vera e propria serata in famiglia in cui parlare di giornalismo, scuola e Lanciano, per ricordare un vecchio amico che non c’è più: Saverio Sala. Ieri pomeriggio, infatti, una gremita ex Casa di Conversazione ha ospitato la presentazione dell’autobiografia postuma del professore e giornalista Saverio Sala, con le testimonianze di colleghi e amici di una vita. Erano presenti il giornalista Mario Giancristofaro, il prof. Emiliano Giancristofaro ed il prof. Alberto Gagliardo. A moderare l’incontro il giornalista Rai Lucio Valentini. “Mi chiamo Saverio Sala”, libro edito dalla Casa Editrice Rocco Carabba, ha un sottotitolo triste, un po’ amaro che denota forse la tristezza dell’autore, giunto quasi al termine della propria vita senza potersi dedicare ancora alle sue tante passioni: “e ora nessuno si ricorda più di me“.
Una vita dedicata alla città di Lanciano, alla sua storia, all’insegnamento, ma soprattutto al giornalismo. Una vita raccontata dalle sue stesse parole, lette per l’occasione dalla figlia Annamaria Sala. Una vita intrecciata a quella di Lanciano, dai ricordi sul 6 ottobre 1943 fino ad arrivare all’ascesa della democrazia e la sua crisi, passando per il boom economico, la contestazione giovanile e l’avvento della tv.
Una vita di cui i suoi amici e colleghi Mario ed Emiliano Giancristofaro hanno fatto parte ricordando aneddoti e peculiarità di quell’uomo timido, pacato, ma sempre appassionato nel suo lavoro. “Tra di noi c’è sempre stato un pizzico di ‘rivalità’ sul lavoro – ha ricordato Emiliano Giacristofaro – però mai sfociato in invidie o gelosie e sempre con una certa dose di ironia”.
Parole di amicizia, stima e ammirazione anche dal collega Mario Giancristofaro che ha ricordato le esperienze giornalistiche di Sala nella redazione frentana del Tempo e come direttore dell’emittente televisiva Telemax. “Sono state tre le famiglie di Saverio: – ha sottolineato Mario Giancristofaro – quella naturale, quella del Tempo e quella di Telemax. Inoltre Saverio ci ha dimostrato come il giornalismo di provincia, seppure complesso e difficoltoso, vada sempre svolto con passione, serietà ed onestà intellettuale senza mai tirarsi indietro”.
Emozione e soddisfazione anche dalle parole del figlio di Saverio, l’avvocato Sandro Sala visibilmente commosso per la grande presenza di pubblico e gratificato per essere riuscito a portare alla stampa le memorie di un padre impegnato, conosciuto e amato come professionista, ma soprattutto come grande uomo.
Toccanti le testimonianze di Antonio Serafini, presidente Casa editrice Carabba, Vittorio Spadano, collega ed amico di lungo corso di Saverio Sala e del sindaco Mario Pupillo.
“Come diceva qualcuno – ha concluso Mario Giancristofaro – per essere un buon giornalista occorrono buone gambe per correre dietro alle notizie; cuore e passione per curarle proprio come un medico fa con il suo paziente e in ultimo anche un po’ di testa. E sì, Saverio Sala è stato un ottimo giornalista”.
Una serata per dimostrare come un sottotitolo malinconico, a volte, esista solo nella mente dell’autore, ma non nel cuore di chi lo ha conosciuto.