Trentasei anni, lancianese, con un Dottorato di ricerca in tutela dei diritti fondamentali all’Università di Teramo; è Andrea Cerrone il giovane avvocato che da qualche anno collabora con diversi istituti scolastici e gira per le classi del comprensorio frentano a parlare di costituzione, giustizia, legalità, diritti e bullismo e discriminazione. E ieri mattina ha incontrato gli alunni delle tre classi della scuola media di Frisa, che è parte dell’Istituto comprensivo Don Milani, con cui ha collaborato già lo scorso anno per un progetto contro il bullismo.
“Uno degli aspetti decisamente più coinvolgenti di questi incontri, – dice Andrea Cerrone a Zonalocale – che non sono delle vere e proprie lezioni, bensì dei momenti di dialogo, di divertimento, di simulazione di contesti che riguardano “il mondo dei grandi”. Ad esempio – racconta – ieri mattina abbiamo in brevissimo tempo messo su un tribunale per i minorenni con giudici, pubblici ministeri, avvocati, testimoni, cancellieri e quant’altro, è la grande eterogeneità degli alunni che incontro”.
Si confronta con ragazzi di diciotto o anche più anni, sino a scendere ai bimbi delle prime classi della scuola primaria, che di anni ne hanno soltanto sei. “Anzi, – sottolinea Cerrone – quest’anno sperimenteremo anche un incontro con i piccoli della scuola dell’infanzia: non so ancora come farò, ma ho raccolto con entusiasmo l’invito rassicurante della loro insegnante. Si tratta, essenzialmente, di adeguare il linguaggio e le tecniche di dialogo in base alle diverse fasce d’età: non posso certo usare il linguaggio un po’ colorito, di cui mi servo per catturare l’attenzione dei maggiorenni, con i bimbi delle scuole che un tempo si chiamavano elementari”.
E a chi gli chiede com’è rapportarsi con gli studenti di oggi, risponde in modo netto e chiaro. “Mi sentirei di smentire categoricamente, nel mio piccolo, il grande pregiudizio che ogni generazione porta con sé rispetto alle generazioni seguenti, – spiega l’avvocato – perché fino a stamattina sono rimasto impressionato dalla grande preparazione di alcuni studenti, dal loro senso pratico e dalla indubbia valenza culturale di tanti dei loro ragionamenti. Devo dire che un plauso andrebbe certamente fatto ai loro insegnanti, che raggiungono traguardi di tutto rispetto. Sempre nel mio piccolo, posso dire di non avere elementi per giudicare male il nostro sistema educativo, che non è messo come troppo spesso vorrebbero lasciarci intendere”.
I ragazzi, anche grazie al modo coinvolgente con cui Cerrone parla con loro, si mostrano sempre particolarmente entusiasti di discutere della nostra Costituzione, “una Carta scritta non pochissimi anni fa, – ci dice – ma talmente piena di contenuti che riesce ad essere fascinosa anche con i suoi quasi settant’anni e, non dubito, lo sarà ancora a lungo”.
Tra i temi che preferisce trattare spiccano i diritti e la non discriminazione, proprio perché la scuola è, purtroppo, luogo privilegiato in cui trova terreno fertile il bullismo nel riconoscimento tangibile delle diversità, le quali non dovrebbero essere represse o occultate o nascoste, ma valorizzate.
“La nostra Costituzione e l’Ordinamento europeo valorizzano le differenze, – ripete il giovane avvocato – che ci rendono unici, pertanto ritengo che gli alunni debbano essere accompagnati nel comprendere che un colore diverso della pelle, l’handicap, il dito che manca da una mano, la voce mascolina di una ragazza, il sovrappeso, una statura modesta e tanto altro ancora non possono mai essere causa di esclusione sociale, di dileggio, di atteggiamento persecutorio. Impariamo sempre questo nei miei incontri”. E su questi temi, i dubbi e le polemiche sui modi in cui vengono affrontati, non mancano mai.
“Pensi che una volta, – ci rivela – prima di iniziare il mio incontro in una scuola primaria, di cui non farò il nome, fui avvicinato da un’insegnante la quale, visibilmente imbarazzata, dopo essersi scusata circa cinque o sei volte, mi disse che alcuni genitori, soltanto uno o due, per la verità, erano andati a sincerarsi affinché non si fosse affrontato il tema cosiddetto del gender. Le risposi che non avevo francamente ancora capito cosa si volesse intendere con l’insegnamento del gender, ma aggiunsi che se nel corso del mio incontro avessi dovuto tacere di non discriminare o emarginare, ad esempio, un bimbo o un ragazzo maschio eventualmente effeminato, me ne sarei anche potuto andare; semplicemente non avrei tenuto l’incontro. L’insegnante, molto professionalmente, mi rispose ‘avvocato, se qualcuno deve pensare che nella mia scuola non si lotti fattivamente contro la discriminazione, indipendentemente da alcuni pensieri, allora potremmo sbaraccare l’intero istituto, perché vorrebbe dire che non servirebbe più a niente’. – e conclude – Così andai, rinfrancato nell’animo, e tenni il mio incontro regolarmente”.